“Innovation that excites” o “L’innovazione che emoziona”. Lo slogan scelto dalla Nissan, multinazionale giapponese dell’automobile, pare la più indicata per spiegare la qualità della gamma dei suoi prodotti sul mercato italiano e continentale, attualmente “incarnata” da Micra, Note, Juke, Evalia, Qashqai, Qashqai+2, LEAF, Navara, X-Trail, Pathfinder, 370Z, Murano e GT-R.
ALLE ORIGINI DEL MARCHIO….
Secondo costruttore nipponico per dimensioni dopo la Toyota, ma sostanzialmente appartenente al gruppo francese Renault e presieduto dal manager brasiliano Carlos Ghosn, ha nel distretto Nishi-ku della città di Yokohama il proprio quartier generale e circa 160.000 dipendenti dislocati in tutto il mondo.
Nella località del Sol Levante, la Nissan Motor Company nacque come società autonoma il giorno di Santo Stefano del 1933 allorché il gruppo Japan Industries o Nihon Sangyo (abbreviato “Nissan” nell’indice dei titoli quotati alla Borsa di Tokio e fondato da Masujiro Hashimoto, Kenjiro Den, Rokuro Aoyama, Meitaro Takeuchi e Yoshisuke Aikawa) ottenne la proprietà dell’azienda automobilistica Jidosha-Seido, un anno abbondante prima di lanciare nel 1935 il primo veicolo con il marchio Datsun (brand peraltro “sospeso” nel 1986 e riscoperto dalla Marca asiatica soltanto nel 2013, accanto al lussuoso Infiniti e allo sportivo NISMO). Superata nel 1947 la crisi della Seconda Guerra Mondiale e un estemporaneo trasferimento nella Manciuria occupata, compresa la sospensione dell’attività produttiva civile dopo circa 20.000 autoveicoli consegnati e brandizzati in proprio o con il menzionato marchio che derivava dalla parola composta “Datson”, cioè “figlio di DAT” dai cognomi dei tre titolari, la Nissan azzeccò una serie di mezzi che ne favorirono l’espansione dapprima negli USA e poi in Europa: il Patrol del 1951, forte di un 6 cilindri da 85 CV e di un’ottima trazione integrale, un fuoristrada epico, e la 210 del 1958, vettura vincitrice del “Mobilgas Round Australia Trial”.
Nuove automobili come la Skyline e la Gloria nacquero invece grazie alla fusione del 1966 con la Prince Motor Company giapponese e alla volontà di rinnovamento alla base della
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Datsun 240Z datata 1969, una sinuosa coupé arricchita da un’unità motrice 2,4 litri, 6 cilindri in linea, e da 150 cavalli, che non sfigurò con marchi fin lì più blasonati, inserendosi nella scia della Fairlady, della serie 411 e della Datsun 510. Nel 1960 l’industria “jap” arrivò a stabilirsi a Glendora, in California, come Nissan Motor Corporation USA, diretta da Yutaka Katayama, cui seguirono le fabbriche di Smyrna e Decherd in Tennessee e di Canton nel Mississippi, mentre due anni più tardi cessò di produrre le Seven e le A50 su licenza in Giappone per conto della Austin e lanciò modelli propri in Europa, iniziativa suggellata fra Spagna e Inghilterra dall’acquisto della Motor Ibérica di Barcellona nel ’79, dalla creazione di uno stabilimento da 400.000 vetture l’anno a Sunderland nell’86 e di un centro ricerche a Cranfield nell’88.
Il 1982 nel Paese del Sol Levante, il 1983 nel Vecchio Continente e il 1984 negli States portarono invece con sé una vettura letteralmente in grado di dare una svolta a un marchio, la Micra, prodotta sin qui in quattro distinte serie, con motori compresi fra 1.000 cc e 1,5 litri (fu “Auto dell’Anno nel 1993) e identificata come March sul mercato interno nonché con la lettera K a livello progettuale. Un’impresa analoga riuscì al fuoristrada Terrano, apparso al Salone di Ginevra del 1981 esattamente 30 anni dopo il lancio del progenitore Patrol e svecchiato dapprima con il nome di Terrano II nel 1993, prodotto in Catalogna, e poi con il restyling del 2002, ai quali si addizionarono svariate unità motrici, sovralimentate e no. Fra l’83 e l’87 una joint-venture con l’Alfa Romeo portò alla realizzazione in Italia della Arna, mentre nel 2012 l’asse proprietario è stato esteso alla russa AvtoVAZ. Il 1999, anno dell’alleanza del 27 marzo con la Renault tramite un complicato intreccio azionario al termine di un decennio di disavanzi economici, consegnò sì alla storia 21mila licenziamenti, ma anche la messa in campo di strategie risoltesi in un recupero di redditività e in una differenziazione dei prodotti (oggi la Nissan produce circa 4,9 milioni di veicoli l’anno, per un utile di 340 milioni di yen, anche a Chennai, in India, Guangzhou, in Cina, e São José dos Pinhais, in Brasile), alcuni dei quali tuttora in listino e protagonisti di un buon successo: 250Z, 300ZX, 350Z, 370Z, Almera, Altima, BE-1, Bluebird, Cube, Kubistar, Interstar, Juke, LEAF, Maxima, Micra, Murano, Navara, Note, Pathfinder, Patrol, Pickup, Primastar, Primera, Qashqai, Sentra, Serena, Silvia S13 e Silvia S14-S14A e gli autocarri Atleon e Cabstar.